Quelli che non ce la fanno a risalire
Ieri mattina alle 10 nella Chiesa del Sacro Cruore del quartiere Noce di Palermo si sono celebrati i funerali di Claudio che avrebbe compiuto 21 anni tra qualche giorno. Claudio è morto per annegamento al largo della spiaggia di Scopello ma non era in quel mare cristallino per divertimento bensì per lavoro. Veramente Claudio un lavoro non ce l’aveva ma non si scoraggiava e utilizzava le sue doti di sub per pescare qualche pesce, rivenderlo col padre e guadagnare pochi soldi. Non un hobby ma una necessità. Due giorni fa, mentre pescava, Claudio è rimasto impigliato a quindici metri di profondità tra due scogli e non ce l’ha più fatta a risalire. Come direbbe Guccini: “Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare così solita e banale come tante che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica, o parole un po' rimate; che non merita nemmeno l'attenzione della gente quante cose più importanti hanno da fare”. Infatti le storie delle persone che non ce la fanno a risalire si stanno moltiplicando in questo nostro Paese e ormai non richiamano più nemmeno l’attenzione dell’informazione. La commozione non basta. A meno che non diamo a questa parola un significato originario che indica il “muoversi-con”, muoversi insieme. Magari per ricordare alle istituzioni che quelli che non ce la fanno a risalire devono rappresentare la prima preoccupazione di chi governa. La prima. Dimenticavo. Le cronache locali riferiscono che, non avendo i genitori di Claudio i soldi per i funerali, si sono rivolti ad un ufficio del Comune e si sono sentiti rispondere: “Fate una colletta”. Sono state le due agenzie funebri incaricate a decidere poi di svolgere il loro servizio gratuitamente.