Lezioni siriane
49 anni sposata e madre di due figli. Infermiera professionale a Damasco. Costretta dalla guerra a fuggire con la sua famiglia. Non c'è altro modo di farlo se non quello di imbarcarsi clandestinamente per cercare speranza sulle coste italiane. Purtroppo non ce la fa. Quando giunge sulle sponde siciliane del Mediterraneo è ormai in fin di vita sotto gli occhi atterriti dei suoi familiari. Non rimane che il trasporto d'urgenza nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Siracusa ma, due giorni dopo, ai medici non resta che decretare la morte cerebrale. A questo punto il marito non ha alcuna esitazione e decide l'espianto e la donazione degli organi della moglie. Il suo fegato rivive oggi in un paziente palermitano che attendeva il trapianto dal 2009 e anche i reni hanno ripreso a funzionare per ridare vita ad altre due persone. Vita che dona vita. In una nota il ministro della Sanità Lorenzin scrive: "Desidero inviare un profondo ringraziamento al marito e ai figli e comunicare tutta la mia vicinanza alla famiglia siriana per aver consentito con il loro generoso dono di prenderci cura di pazienti in lista d'attesa". Cara ministra anche i migranti sono "pazienti in lista d'attesa" e, per via delle leggi del nostro Paese, sono costretti a viaggi disperati per fuggire da guerra e fame. Un biglietto aereo costerebbe molto meno, non sarebbe intascato dalla criminalità organizzata e mostrerebbe da parte nostra una dignità quasi pari alla lezione di questa donna anonima.