La primavera sudanese
Tranne qualche notizia di magazine online, il brivido delle proteste sudanesi non trova spazio nell'informazione italiana. Pax Christi Italia che da anni è impegnata a promuovere la pace vera in quel Paese lo ricorda in un comunicato. D'altra parte in questi giorni ben 11 giornali sono stati chiusi in Sudan e internet funziona a singhiozzo, le televisioni satellitari mediorientali sono state oscurate e i comunicati sono solo quelli del governo che, ricordiamolo, è presieduto da "Omar al-Bashir, al potere dal 1989 con un colpo di stato. Un regime che ha negato le libertà civili, ha violato i diritti umani, si è macchiato di crimini di guerra e contro l’umanità nel Darfur; misfatti per i quali al-Bashir è stato incriminato dalla Corte Penale Internazionale". Unici testimoni esterni, alcune organizzazioni umanitarie e per i diritti umani che riferiscono che "si spara ad altezza d’uomo, si compiono arresti arbitrari, si deportano in massa i manifestanti in località periferiche". Per questo Pax Christi chiede al Governo italiano e alla comunità internazionale di fare pressione sul Governo sudanese affinché "cessi immediatamente l’azione violenta verso le dimostrazioni pacifiche; si faccia luce sulle responsabilità di chi ha provocato la morte di tante persone inermi (141 secondo fonti dell’opposizione politica; 33 secondo fonti governative); si richiami seriamente il Governo Sudanese a rispettare gli impegni presi nel trattato di pace del 2005, che domandano di mettere in atto un’evoluzione democratica e inclusiva del sistema politico, unico modo per garantire pace e stabilità al paese, dignità e sviluppo alla sua popolazione.