One Nation one blood
Ieri a Islamabad in Pakistan si è ripetuto un piccolo gesto che meriterebbe le prime pagine dei giornali e che, al contrario, viene pressoché ignorato. Una catena umana di più di 300 musulmani hanno composto una catena umana per circondare e proteggere simbolicamente come "scudi umani" la chiesa di Our Lady of Fatima mentre era in corso la celebrazione della Messa. Una risposta all'attacco che era avvenuto il 22 settembre scorso a Peshawar provocando oltre 100 vittime. Nel corso della manifestazione organizzata dal gruppo Pakistan For All, il Mufti ha letto alcuni passi del Corano che invitano alla tolleranza e alla pace e il parroco, dopo la celebrazione è uscito per unirsi al gruppo dei manifestanti e stringere la mano al religioso islamico e al coordinatore del gruppo, il musulmano Mohammad Jibran Nasir. La gente innalzava cartelli con la scritta One Nation one blood (Una Nazione un sangue). È la terza manifestazione di questo genere dopo quelle organizzate nelle scorse domeniche a Karachi e a Lahore. Ogni ulteriore commento rischia soltanto di sminuire la portata di queste iniziative che parlano già da sé. Di incontro, di umanità, di fraternità, di pace ben oltre la semplice tolleranza. La cronaca sembra dare più ascolto (ed eco) al tragico fragore delle bombe che a queste iniziative, ma siamo convinti che la storia scriverà pagine nuove proprio a partire da questi gesti.