Zero suolo, zero paese
Giornata di Studi sul Consumo di Suolo
organizzata dal Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio
a Roma, il 25 Ottobre 2013
Villa Lubin, Sala Gialla e Parlamentino CNEL
Viale David Lubin, 2
ore 9.00 - 18.00
Appello verso un percorso regionale di mobilitazione in difesa del diritto alla salute
La correlazione tra salute umana e salubrità dell’ambiente emerge in ogni luogo in cui il territorio è ridotto a oggetto di sfruttamento economico a costo di causare profonde devastazioni ambientali: il sacrificio dei territori ad attività impattanti sull’ambiente si traduce infatti in sacrificio delle comunità che li abitano in termini di incremento di danni alla salute derivanti dall’esposizione agli agenti inquinanti.
In Campania, nella Terra dei Fuochi e in ogni area inquinata d’Italia, le comunità locali avvertono sulla propria pelle quello che le istituzioni non si preoccupano di accertare ma che numerosi studi scientifici ed accademici comprovano: la correlazione tra danni alla salute e disastro ambientale. Non è un caso dunque che, proprio in Campania, con la campagna Stop Biocidio, si sia attivata, sul tema salute-ambiente, una mobilitazione in grado di fare della lotta a discariche, inceneritori e smaltimento criminale di rifiuti urbani e industriali il nodo su cui avviare un dirompente processo di soggettivazione che ha dato vita ad un’ampia coalizione sociale in lotta.
Biocidio è l’esposizione sistematica delle popolazioni ad incrementi esponenziali del rischio di contrarre tumori e altre malattie a causa della contaminazione ambientale. Il Biocidio minaccia la vita non solo delle generazioni presenti ma anche di quelle future, è una condanna emessa già prima della nascita, fondata sulla circostanza di venire al mondo in un determinato territorio.
Una parola d’ordine che è una chiave di lettura estendibile ad ogni lotta contro attività e modelli economici che in ultima istanza arrecano danni alla salute. Dalla mala gestione dei rifiuti alla mala gestione dei territori, tematica che va oltre i confini regionali configurando una geografia di violazioni e di resistenze su tutto il territorio nazionale: in Emilia Romagna, regione dell’incenerimento, a Taranto, Brescia, Porto Marghera, Gela, Quirra, Niscemi, nella Valle Galeria, in ogni luogo in cui di inquinamento si muore da anni, è possibile costruire nessi e strumenti per rafforzare la rivendicazione unitaria di un diritto fondamentale.
Questa dinamica incide con particolare frequenza su contesti già svantaggiati dal punto di vista sociale, politico ed economico: è la periferia, non più intesa come concetto semplicemente geografico ma sociale, ad essere scelta come sede di attività che distruggono ambiente producendo emergenza sanitaria oltre che aggravio delle condizioni economiche della popolazione. La sistematica individuazione di zone sacrificabili al modello di sviluppo attuale configura una nuova forma di discriminazione sociale: il razzismo ambientale.
Campania e Lazio vivono oggi una fase di mobilitazione parallela. Il rinvigorimento delle proteste dei comitati campani legate all’inceneritore di Giugliano e al mancato avvio delle procedure di bonifica del territorio corrisponde, nel Lazio, al tentativo di imporre un nuovo dictat commissariale alle comunità locali rispetto all’ubicazione di discariche e inceneritori. Falcognana e poi Cupinoro, Roncigliano, Albano e Colleferro, Valle Galeria, ma anche centrali a carbone, centrali a biomassa e biogas, raffinerie, aree industriali inquinate e mai bonificate: territori su cui è in campo la stessa lotta. Per fare solo un esempio, basta riprendere i dati dello studio ERAS, il “Rapporto Epidemiologia Rifiuti Ambiente Salute nel Lazio”, che, nella popolazione residente entro i 5 km dalle discariche per rifiuti urbani, registrano un’anomala incidenza di malattie dell’apparato respiratorio, tumori della pleura e mieloma multiplo, mentre, per gli inceneritori del Lazio, si evidenzia un eccesso del 31% di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio e del 79% per malattie polmonari cronico ostruttive.
Il corteo che sabato 21 settembre ha portato in piazza a Roma migliaia di cittadini “contro tutte le devastazioni territoriali” è stato un momento di verifica importante sulla capacità di esprimere mobilitazioni unitarie su temi fondamentali come il diritto alla salute.
Per questi motivi pensiamo che a partire dai rifiuti e allargando il campo a tutti i casi di conflitto ambientale possa essere avviato anche nel Lazio un percorso che costruisca una vertenza unitaria per dire Stop al Biocidio.
Due i punti centrali su cui insistere per una difesa integrale del diritto alla salute: la bonifica dei siti contaminati e la partecipazione decisionale dei lavoratori e cittadini organizzati ad ogni decisione che riguardi il territorio, con un particolare rispetto al principio di precauzione.
Una vertenza forte in difesa del diritto alla salute non può prescindere da diversi livelli di attività. Da una parte, la capacità di diffusione di informazioni e di mobilitazione sociale, dall’altra, l’implementazione di strumenti dotati di concreta efficacia.
Tra essi:
Epidemiologia e monitoraggio partecipati: ampliare gli studi epidemiologici ufficiali e affiancarli ad indagini fondate sul sapere esperienziale delle popolazioni, rompendo il sistema di totale delega alla comunità scientifica e promuovendo processi di partecipazione attiva della cittadinanza alla rilevazione dei danni alla salute, a partire dalla percezione diretta delle comunità. Fare pressione per indagini che incrocino i dati sanitari con le mappe geografiche del rischio ambientale e per l’implementazione di strumenti di monitoraggio partecipati e l’istituzione di strumenti di controllo come i Registri Tumori.
Strumenti legali: approfondire la conoscenza e la diffusione degli strumenti giuridici a disposizione delle comunità locali per metterle in condizione di agire legalmente nei processi riguardanti le devastazioni ambientali e i connessi danni alla salute.
Ma soprattutto, in una fase come quella attuale l’avvio di una vertenza Stop Biocidio dentro il campo delle lotte ambientali è l’incipit per un percorso di mobilitazione di massa che incontri un ampio consenso popolare. Non si tratta solo di un processo di rivendicazione e opposizione ma della proposta di alternative ormai patrimonio comune delle comunità in lotta, in termini di nuovi modelli di gestione delle risorse, di processi di partecipazione e controllo sociale, di recupero di sovranità e di tutela delle popolazioni. Un campo ampio in cui produrre forme di coordinamento e cooperazione tra territori ed esperienze di lotta.
Per tutte queste ragioni, le realtà sociali firmatarie di questo appello e tutte quelle che vorranno unirsi al percorso si incontreranno per discutere in un primo incontro il prossimo 24 ottobre, ore 18.00 c/o CSOA La Strada, Via Passino 24, Roma.
Primi firmatari:
A Sud, Comitato Malagrotta, Comitato Rifiuti Zero Riano, Comitato Beni Comuni Roma 16, Comune-info, Csoa La Strada, Forum Rifiuti Zero Lazio, Occupazione Precari Studenti, Presidio No Discarica Divino Amore, RESET – Riconversione Economica Sostenibile Ecologica e Territoriale, Terra Nostra