Quando manca la partecipazione
Non ho visto né ascoltato molti commenti sul dato impressionante dell'astensionismo delle ultime elezioni regionali in Basilicata. Eppure il dato è significativo. Il presidente, la giunta e il consiglio di quella regione sono stati eletti da una minoranza degli elettori. Si fosse trattato di un referendum, sarebbe stato invalidato. Non deve passare inosservato. Non è trascurabile. Dovrebbe impensierire e preoccupare non solo la cosiddetta classe politica ma tutti i cittadini. E non mi importa qui di analizzare il voto dicendo che gli italiani e le italiane sono delusi persino dal voto di protesta e non sanno a quale santo votarsi. A preoccupare molto di più c'è un progressivo allontanamento dalla partecipazione. C'è un clima di sfiducia diffuso. C'è un rinchiudersi nel privato al tempo della crisi. C'è una democrazia asfittica che crede di mettersi la coscienza a posto con una consultazione elettorale comunque vada. Non c'è forza politica oggi che non viva una crisi interna fino alla divisione, alla frattura, alla contrapposizione tra fazioni e correnti che assorbe pressoché tutte le energie e il tempo da dedicare alla riflessione e alla progettazione per le sorti del Paese. Ma quando diminuisce la partecipazione democratica c'è il rischio reale che la gente esprima la propria partecipazione con altri strumenti. Almeno questo dovrebbe indurre tutti a una sana inversione di tendenza.