La distruzione del suolo
“La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi, se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani. Significherebbe che lo stato intende vegliare affinché, dopo secoli di distruzione, si salvi quel poco che resta delle foreste e del suolo delle Alpi e degli Appennini e si ricostruisca parte di quel che fu distrutto”. (Luigi Einaudi, Della servitù della gleba in Italia, 15 dicembre 1951). Trovo questa citazione nel blog di Domenico Finiguerra, ex sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI), il primo Comune in Italia ad aver approvato un piano regolatore che esclude la possibilità di edificare occupando nuove superfici. Da quell’esperienza è nato un movimento, Stop al consumo del suolo, che chiede di fermare la trasformazione della terra in cemento. In questi giorni in cui celebriamo i funerali delle vittime del nubifragio in Sardegna, le lacrime dovrebbero far spazio a decisioni politiche che ripensino il futuro del nostro territorio per metterlo al riparo da altre esequie causate dalla fame predatoria del cemento e dei cementificatori.