L’inganno delle parole
Si chiamano imbonitori e sono truffaldini. Sono quelli che cercano di venderti qualcosa o di convincerti della bontà di una proposta che non porta alcun vantaggio agli altri, ma soltanto al proprio portafogli. Non è solo attività di mercato tant’è che la stessa mentalità si riproduce anche in titoli di giornali. Scandalistici, sensazionalistici… Anche in quel caso col solo intento di vendere, di colpire l’immaginazione dei lettori più indifesi. Qualche giorno fa è stata sparata la notizia secondo cui in Italia è stato scoperto un “vaccino terapeutico” contro l’AIDS contratta dai bambini. Me lo fa notare Vittorio Agnoletto, che da una vita si dedica al contrasto all’infezione da HIV. Ora, la parola vaccino indica una sostanza che, somministrata in una persona, la rende immune dalla possibilità di contrarre una certa malattia. In questo caso invece la parola vaccino viene associata a terapia. Sono due termini antitetici perché, al contrario del vaccino, la terapia punta a curare e, possibilmente guarire, da una malattia già contratta. Infatti dalla lettura dell’articolo si comprende che si tratta di una cura. La parola vaccino utilizzata in quel contesto non è solo fuorviante. Inganna, illude, crea danni perché abbassa l’unica difesa efficace che a tutt’oggi esiste contro l’AIDS e che si chiama prevenzione. Meno si previene e più si ricorrerà alle cure che attualmente sono molto costose. Un anno di terapia ed esami costa alla collettività circa 6/7.000 euro. La collettività ci rimette e le industrie farmaceutiche ci guadagnano.