Il fascino delle armi

4 febbraio 2014 - Renato Sacco

Lunedì scorso a Presadiretta, Raitre, dopo aver parlato di terremoti e corruzione, Riccardo Iacona ha accolto in studio Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, per parlare del nuovo aereo da guerra F35, costoso, ‘fragile e inaffidabile’ secondo il Pentagono. Molto interessante. Bravi.

Ma quello che mi ha colpito e angosciato è stato il servizio, fatto molto bene, sulla fiera delle armi a Parigi Eurosatory. In pochi minuti il conduttore è riuscito a far percepire i grandi affari che ruotano intorno alle armi, presentate come veri gioielli. Centinaia di espositori e migliaia e migliaia di vistatori (sempre in aumento) e di compratori: i Governi e gli Stati. Una Fiera della guerra. Con tanto di campi di battaglia veri per presentare la potenza e il fascino di queste nuove armi, pesanti e leggere. Mi chiedevo ‘è un film o è tutto vero’? Un’esposizione di missili, carriarmati, pistole e fucili presentati come qualsiasi altro oggetto bello da apprezzare… e vendere. Come una moto, un computer, una borsetta. E così in un espositore di vetro si potevano ammirare alcuni proiettili, disposti a raggiera, come se fossero delle preziose penne stilografiche o rossetti di grandi marche. Bellissimi!

E ti trovi in questa situazione surreale, come mi era già capitato entrando nell’aeroporto di Cameri dove si producono gli F35, dove il fascino delle armi e la tecnologia cancellano il vero e unico motivo per cui queste armi vengono costruite: uccidere le persone! Se dimentichi questo ‘piccolo particolare’ è la fine. Se dimentichi i volti delle persone incontrate a Sarajevo, Mostar, Prishtina, Ngozi, Murehe, Baghdad, Mosul, Kabul, Jenin, Ramallah (per citare solo luoghi che ho conosciuto personalmente), dimentichi di essere un uomo. Dimentichi l’invito a ‘restare umani’, come diceva Vittorio Arrigoni. 

Ieri sera mi ha preso un insieme di angoscia e di rabbia.

Poi mi è venuto in mente Gianni Rodari, con i suoi racconti e poesie.  “Il comandante Pestafracassone ordinò di fare un supercannone ‘Giù tutte le campane anche quelle lontane mi serve il bronzo non voglio il pane!’”. Il finale non lo svelo, andate a leggerlo, è molto bello.

Mi sono venuti in mente i padri costituenti: se sono arrivati a scrivere che l’Italia ripudia la guerra (art. 11 Cost.) è perché avevano negli occhi, nel cuore il sangue, la distruzione e la morte causata dalla guerra. Lo hanno scritto mettendo al centro la persona, non le armi. Sì, perché la corsa agli armamenti è “Aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame”. E a dirlo è un documento della S. Sede del 3 giugno 1976.

E mi è venuto in mente papa Francesco a Lampedusa: “Chi di noi ha pianto per questi nostri fratelli?”. Se dimentichi le persone e i morti, le armi diventano belle. Anzi, affascinanti. Quasi un desiderio morboso, come la guerra. 

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