GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio del 1945 gli Alleati “scoprono” Auschwitz

20 gennaio 2014 - Mario Bandera

Nel duemila il Parlamento italiano istituiva il Giorno della Memoria da celebrarsi il 27 gennaio di ogni anno; la data prescelta si ricollega alla liberazione dei prigionieri che si trovavano nel campo di sterminio nazista da parte delle divisioni sovietiche dell’Armata Rossa. Oltre il cancello, ove campeggiava la scritta: “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi) scoprirono l’inferno! Così gli Alleati per la prima volta toccarono con mano la terribile realtà dei campi di concentramento, trovarono camere a gas e forni crematori, baracche con persone denutrite ridotte a larve umane, una sconvolgente desolazione umana e spirituale, filo spinato, fosse comuni, torrette con mitragliatrici pronte a sparare su qualsiasi tentativo di fuga: Auschwitz insieme ad altri campi come Birkenau, Mauthausen, Dachau, ecc. erano stati approntati inizialmente per internare gli oppositori politici del nazismo, ma ben presto divennero i terminali per la “soluzione finale” voluta da Hitler per eliminare fisicamente gli ebrei che vivevano in Europa. Addirittura venne creata una rete ferroviaria per facilitare la deportazione di intere comunità ebraiche dai paesi invasi dai nazisti; ammassati su carri bestiame, percorrendo migliaia di chilometri in condizioni disumane, furono deportati milioni di ebrei, solo ad Auschwitz ne morirono un milione e mezzo. Come arrivavano venivano selezionati in base all’età, al sesso e alla corporatura, i più deboli immediatamente portati alle “docce” dove erano “gassati”, tutti gli altri venivano avviati ai lavori forzati riservando la stessa tragica sorte in un secondo momento.

Gli ebrei sopravissuti definirono questi avvenimenti con il termine “Shoah” una parola ebraica che significa “catastrofe”, il termine vuole sostituire la parola “Olocausto” che spesso viene usato per definire lo sterminio nazista in quanto esso ha un riferimento al sacrificio biblico e quindi implicitamente si corre il rischio di dare quasi un senso tragico a questo evento di morte, evento che invece risulta insensato e incomprensibile proprio per l’uccisione folle e premeditata di milioni di persone. Lo sterminio degli ebrei non aveva nessuna motivazione territoriale, era il frutto dell’antisemitismo presente nell’ideologia nazista che nel suo paranoico modo di intendere la purezza ariana della razza tedesca intendeva eliminare il popolo ebraico dal continente europeo. L’odio antisemita era una delle colonne portanti dell’ideologia nazista per cui l’Italia fascista alleandosi con la Germania si accodò approvando anch’essa una legislazione che di fatto riduceva gli ebrei italiani a cittadini di ultima categoria. Difatti gli ebrei vennero esclusi dalle scuole, espulsi dall’apparato statale e con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale deportati nei campi di concentramento nazisti.  Nel programmare lo sterminio degli ebrei Hitler disse ai suoi gerarchi che del genocidio armeno perpetrato solo vent’anni prima dalla Turchia dei “Giovani Turchi”, nessuno se ne ricordava più, per cui anche le così dette nazioni democratiche non avrebbero alzato la voce più di tanto di fronte al crimine che stava mettendo in atto.

Da questi tragici avvenimenti è nato il termine “genocidio” e nonostante la terribile lezione impartita dalla Storia a metà del ventesimo secolo, altri genocidi sono stati perpetrati in altre parti del mondo, anche nella civilissima Europa e purtroppo alcuni sono tutt’ora in corso. Ricordiamo che quest’anno ricorrono i vent’anni del genocidio tra Hutu e Tutsi in Rwanda e Burundi.

Il Giorno della Memoria pertanto vuole ricordare la Shoah come evento che racchiude tutto il dolore del popolo ebraico e con esso le sofferenze di altri popoli, più che un omaggio - per altro doveroso - alle vittime innocenti che morirono nei campi di sterminio nazisti, il 27 gennaio può e deve diventare una giornata ove ci sia lo spazio perché ciascuno di noi prenda coscienza dell’efferatezza dell’animo umano quando questi si lascia prendere da una ideologia perversa. Non solo quindi un atto di pietà verso i defunti, ma la presa di coscienza che ciò che è accaduto può ancora accadere e solo una fede incrollabile nei valori dell’uomo e nel rispetto della sua dignità, può impedire che si ripetano.

 

 

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