La carta di Lampedusa
È il risultato di una scrittura collettiva che nei mesi scorsi ha visto attivi tanti cittadini e cittadine e dal 31 gennaio al 1 febbraio più di 300 persone, per lo più rappresentanti di organizzazioni sociali, che si sono riuniti sull’isola. Alla sua stesura non sono mancati i contributi di studenti e genitori lampedusani, di migranti e della stessa sindaca. “La Carta di Lampedusa – si legge nel preambolo - afferma come indispensabile una radicale trasformazione dei rapporti sociali, economici, politici, culturali e giuridici che caratterizzano l’attuale sistema e che sono a fondamento dell’ingiustizia globale subita da milioni di persone a partire dalla costruzione di un’alternativa fondata sulla libertà e sulle possibilità di vita di tutte e tutti senza preclusione alcuna che si basi sulla nazionalità, cittadinanza e/o luogo di nascita”. Libertà di movimento, di scelta (del luogo in cui abitare), di restare (senza essere costretti a lasciare il paese in cui si nasce o si abita), libertà personale, diritto all’abitare, diritto alla resistenza. E ancora: chiusura dei Cie e di tutti i centri, abrogazione di Eurosur, di Frontex, del sistema dei Visti, del regolamento di Dublino, del meccanismo che lega il permesso di soggiorno a un rapporto di lavoro. Questa Carta è anche il tributo dovuto ai troppi caduti sulla soglia delle frontiere sbarrate del nostro benessere. (Testo integrale della Carta di Lampedusa: http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UwcLlGJ5NOV)