Salire sul carro... con Josef Mayr-Nusser

24 febbraio 2014 - Renato Sacco

Si sale su un carro di carnevale, si sale sul carro del politico vincente, si salta giù da un carro e si sale sull’altro, magari anche in corsa. Sul carro si sale per vincere, per vivere meglio. Si sfrutta l’occasione. E sembra essere una logica vincente.

Oggi, 24 febbraio, voglio ricordare Josef Mayr-Nusser. Lui, sul carro bestiame ce lo hanno messo, con destinazione Dachau, dopo essere stato condannato a morte per aver detto: “Io non giuro a questo Führer. Non posso giurare fedeltà̀ a Hitler in nome di Dio. Io sono un credente, un cattolico...”.

A casa – scrive Ettore Masina – ha una moglie molto amata, Hildegard, e un bambino, Albert, di un anno. Con loro formava una famiglia serena, ma è arrivata l’apocalisse nazista. Da tempo Josef medita una resistenza a quella che gli sembra un’ideologia non soltanto dissennata ma totalmente anti-cristiana. Da tempo afferma: ‘Dare testimonianza oggi è la nostra unica arma efficace’”.

La sua condanna a morte non viene subito eseguita. Prima viene caricato sul treno e mandato a Buchenwald. Josef si ammala, il fisico è sempre più debilitato. Viene nuovamente caricato su un altro carro con direzione Dachau. Ma il 24 febbraio 1945, alle 6 del mattino, muore di polmonite sul carro bestiame con il mano il Vangelo e il messale.

Ringrazio gli amici di Bolzano che mi hanno dato la gioia di essere con loro, sabato scorso, per ricordare la grande testimonianza di Josef Mayr-Nusser, e abbracciare anche il figlio Albert. In quella sede è stato presentato il nuovo libro di Francesco Comina: L’uomo che disse no a Hitler, Josef Mayr-Nusser, un eroe solitario, edito da Il margine.

Ettore Masina scrive nella premessa, ripresa anche su Mosaico di pace di febbraio: “Ecco un libro da proporre nelle scuole medie e in quelle superiori a ragazzi che sono stufi di lezioni ‘buonistiche’ non sostenute da testimonianze coraggiose. Un libro da porre al centro di dibattiti culturali e religiosi, molti dei quali, oggi, sembrano, troppo spesso, ridotti a chiacchiericci campanilistici… Pagine da leggere, da meditare, da regalare”.

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