I soldi delle mafie
È vero che non c'è cammino che non si percorra se non un passo dopo l'altro e che la storia non permette alcun salto. Ma quello segnato dal parlamento Europeo lo scorso 25 febbraio è un passo più lungo degli altri. Da anni come Libera chiedevamo che si colpissero con maggiore determinazione i patrimoni dei mafiosi armonizzando le legislazioni nazionali degli Stati membri dell'Unione Europea soprattutto in tema di confisca dei beni. Ebbene qualche giorno fa è stata approvata una direttiva che chiede ai 28 Paesi dell'Unione di dotarsi di idonee normative al riguardo. Perché non c'è nulla che faccia più male ai mafiosi che vedersi sottratti le ricchezze per le quali non esitano a trafficare droga, esseri umani, armi, organi, rifiuti tossici, pericolosi, radioattivi... I mafiosi devono sapere che non ci saranno più paradisi fiscali camuffati in questo continente e che non potranno spostare impunemente i loro enormi capitali da un Paese all'altro con la certezza di farla franca e di mettere in salvo quattrini, aziende e beni d'ogni genere. Perché oggi la criminalità è soprattutto holding. Potente e globalizzata. Seconda per volume di affari soltanto a quella del petrolio. E non si può sperare di intralciarne le attività solo con la minaccia del carcere. Se uno sapesse che non può spendere i soldi che guadagna sulla pelle degli altri, forse saremo riusciti a salvare non solo i soldi ma anche la pelle.