Il martirio di un pastore

8 aprile 2014 - Tonio Dell'Olio

Aveva 75 anni padre Franz Van Der Lugt. Un gesuita olandese che viveva in Siria sin dagli anni ’60. Potremmo dire una delle troppe vittime di una guerra di cui non si vede il fondo. Ma non è semplicemente così se si considera che quando la città di Homs è stata contesa da ribelli e militari governativi e sottoposta ad atroci violenze, Pére Franz (così lo chiamavano) aveva la possibilità di lasciare il Paese come tutti gli stranieri e ha scelto di restare accanto a un popolo che aveva imparato ad amare. Restava anche perché ancora di più in quel momento era utile e importante per cristiani e musulmani la sua opera di psicoterapeuta per tentare di alleviare i traumi della guerra. Rapito, picchiato e ucciso con due colpi di pistola, la parola di padre Franz non si prenderà più cura delle ferite impresse nell’anima. Ma abbiamo la certezza che è invece il suo stesso sangue versato a divenire ora seme di pace e ad aprire alla speranza incomprensibile che lui sapeva vedere quando gli altri erano ciechi. 

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