L’appello per padre Paolo
“Chiediamo a chi lo detiene di dare a Paolo la possibilità di tornare alla sua libertà e ai suoi cari, e a tutte le istituzioni di continuare ad adoperarsi in tal senso”. Queste le parole diffuse ieri dai famigliari di p. Paolo Dall’Oglio a nove mesi dal suo sequestro in Siria. E noi vogliamo riproporre quelle parole generate dall’affetto perché riconosciamo in Paolo un operatore di pace disposto a pagare di persona nel difficile compito della mediazione e della riconciliazione. Perché il sequestro avvenuto lo scorso mese di luglio non è che l’ultimo atto che vede protagonista un uomo che non ha mai smesso di credere nel dialogo e nell’incontro accettando sempre di pagare in prima persona. Parlano per lui i 30 anni trascorsi a Mar Musa, proprio in Siria, all’ombra di un antico monastero. Luogo di preghiera in cui cattolici, ortodossi e musulmani possono guardarsi negli occhi e rivolgersi all’unico Dio. Sin dal 1982 Paolo ha iniziato quell’esperienza dando alla comunità un nome impegnativo: al-Khalīl (l'amico di Dio). Oggi è proprio in Paolo che riconosciamo un autentico al-Khalīl.