Il peccato del silenzio
Non riesco ad allontanare dagli occhi i volti e le vite incontrate in Colombia. Sono rientrato ormai da una settimana, ma anche le parole ascoltate, tutte testimonianze di vita, sono ancora vive nei sensi. E soprattutto non riesco a rassegnarmi all'idea che drammi e sfide così grandi da investire la vita di persone e intere popolazioni, non siano conosciute. Non siano fatte conoscere. E penso davvero che, come diceva don Tonino Bello, "delle nostre parole dovremo rendere conto agli uomini, ma dei nostri silenzi dobbiamo rispondere a Dio". In Colombia, domenica prossima, si voterà per eleggere il presidente della Repubblica dei prossimi quattro anni. Da quella scelta dipenderà la sorte di migliaia di vite umane, del claudicante processo di pace iniziato a L'Avana, della dignità delle vittime cui restituire memoria, dignità e terre da cui sono stati cacciati via. Espulsi, diseredati, desplazados. Eppure, da noi, di Colombia si parla solo in occasione del Giro d'Italia o di Shakira, la colombiana scelta per la colonna sonora dei mondiali. A quanti tra noi è mai successo di pensare alla propria distrazione, ai silenzi - superficiali o conniventi che siano - o alla mancanza di quella sana curiosità sulle cose del mondo, come a un peccato? Perché è un peccato dimenticarsi o abbandonare tuo figlio, tua madre, tuo fratello.