Troppe parole sui rifugiati

20 giugno 2014 - Tonio Dell'Olio

A nessuno sfugga che oggi si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Ma a nessuno sia permesso di trasudare retorica. Le parole cui non seguono i fatti offendono le vittime. Donne, uomini e bambini costretti ad affrontare viaggi disperati semplicemente per mettersi in salvo. Dalla guerra o da una dittatura. Dalle minacce o dalla tortura. Ciascuno dei racconti dei rifugiati è una via crucis che gronda dolore. Per queste persone si dovrebbero predisporre sempre corridoi umanitari, facilitare i passaggi, aprire le porte. E invece, anche alcuni di quelli che oggi impegnano parole solenni sul tema, hanno contribuito a costringere quelle persone alla clandestinità, ai barconi della disperazione, alla morte in mare o nel deserto. Come nel caso dell’immigrazione, anche qui dovremmo ricordare “quando i rifugiati eravamo noi” e ci chiamavamo Giuseppe Garibaldi, Enrico Fermi, Carlo e Nello Rosselli, i tanti ebrei che scappavano dalle leggi razziali… Una Giornata – allora – contro l’ipocrisia delle celebrazioni offensive e per il riconoscimento pieno all’accoglienza di chi rivendica semplicemente il sacro diritto di vivere.

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15