Per Paolo Dall’Oglio
Caro Paolo quanto è lungo questo tuo silenzio! Quanto incombe anche sulle nostre coscienze! Uomo di Parola, tu riesci a provocarci anche con questo silenzio prolungato che sfida la latitanza di tanti. Tu che hai aperto a un dialogo difficile una terra millenaria e carica di presenze. Tu che hai abbandonato le certezze per abbracciare la sfida dell’incontro con l’altro, con gli altri. Tu che non hai esitato a portare tutto te stesso nel mezzo del conflitto. Quanto avevamo discusso insieme della possibilità di tentare un’interposizione disarmata in quella violenza irrazionale di Siria! Mi piace leggere ora questa tua apparente assenza come intercessione. Azione di chi si mette in mezzo per ottenere qualcosa, pur di ottenere qualcosa. Il miracolo della pace. Io, che pur senza averne alcun indizio, nelle viscere ti sento vivo, ti chiedo di continuare a intercedere in qualunque condizione tu sia. È questo il senso del monastero di Mar Musa, è questo il significato difficile della tua assenza e del tuo silenzio. Che provoca i violenti, i negazionisti degli spiragli dell’incontro, quelli che pensano di farti tacere credendo che il silenzio non abbia parole.