Fanatici in Occidente
Ci sono circostanze e situazioni in cui mi sento, se non orgoglioso, almeno fortunato d’essere italiano. Ovvero d’essere nato, cresciuto e vissuto in questo Paese d’Europa. Pensate solo alla notizia della bimba di nove anni che, qualche giorno fa, in Arizona, ha ucciso l’istruttore del poligono di tiro in cui i suoi genitori la facevano esercitare con una mitraglietta Uzi. E il sentimento si è palesato subito dopo aver compianto a distanza l’istruttore che ha perso la vita e la sua famiglia, la bambina che probabilmente avrà l’esistenza segnata da questo fatto di sangue e i suoi genitori che forse non si perdoneranno mai una tale leggerezza. L’orgoglio d’essere italiano nasce dal fatto che da noi è impensabile ciò che in buona parte degli USA è normale. Il feeling con le armi, l’educazione alla violenza, una legge tanto permissiva da prevedere l’esercitazione al poligono di una bambina. Nei video che sono circolati su Youtube mi colpisce tra l’altro il fatto che l’obiettivo su cui la bimba doveva sparare non era quello dei cerchi concentrici graduati ma la sagoma di una persona umana. Sono orgoglioso d’essere italiano perché da noi bimbe e bimbi giocano nel cortile di casa o, al limite, con i videogames. Nella valutazione di molti commentatori statunitensi la colpa è solo dell’istruttore che non ha preso tutte le precauzioni necessarie per consentire alla bambina di esercitarsi con quell’arma. Non ci resta che condividere l’amara conclusione di Gramellini: “Nemmeno le immagini dei califfi islamici bastano a farmi dimenticare che di fanatici ne abbiamo una discreta collezione anche in Occidente”.