Contromafie 2014
La mafia è un serpente che cambia pelle a seconda delle stagioni. È un camaleonte in grado di rendersi invisibile fino a confondersi nella foresta della nostra vita quotidiana. La mafia dei giorni nostri, ad esempio, è in grado di camuffarsi come impresa economica e di condizionare persino il modo di farsi raccontare e rappresentare. Da tempo non coincide più con le organizzazioni cupolari che siamo abituati a riconoscere nella letteratura e nel cinema. Ha cambiato linguaggi e strumenti e il nostro immaginario non può continuare ad essere abitato da una foto ingiallita dal tempo. “Contromafie, gli Stati generali dell’antimafia”, che si svolgerà a Roma dal 23 al 26, ottobre ha l’ambizione di riscrivere una nuova grammatica della lotta alle mafie, in tutte le sue stratificazioni tentacolari. È un appuntamento suggerito dal senso di corresponsabilità di una cittadinanza consapevole e attenta. Sarebbe utile, opportuno, giusto, importante che non vi partecipassero solo gli addetti ai lavori, i soliti noti. Un primo segnale di cambiamento reale e concreto sarebbe proprio una partecipazione diffusa, che rifiuta la logica della delega e prende coscienza che c’è una mafia-vicina-di-casa. Una mafia, cioè, che non affilia con rituali e vincoli, ma che si insinua nel nostro stesso modo di pensare e di agire e diventa multinazionale che sfrutta e schiavizza, agente di borsa che ricatta interi territori con la minaccia della fame, impresa di comunicazione che usa armi di distrazione di massa… Ma anche capufficio o dirigente che tiene sotto scacco, uomo politico abile nel maquillage dell’appalto pubblico, omertà ordinaria… E noi - tutti noi - abbiamo bisogno di lenti nuove per riconoscerla e di anticorpi efficaci per contrastarla.