Il Vangelo secondo Matteo
A cinquant’anni dall’uscita nelle sale del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, la Cittadella di Assisi propone a partire da domani “Cristo mi chiama ma senza luce”, un convegno per rivisitarne l’opera e l’artista. Perché il fecondo punto di partenza per questa prova di creatività e spiritualità è proprio in Assisi. Ed è il frutto di un dialogo e di un incontro osato e ostinatamente preteso dai protagonisti di questa storia. Don Giovanni Rossi, Pier Paolo Pasolini, i volontari della Pro Civitate Christiana. Nella consapevolezza che la parola evangelica va ben oltre gli steccati entro i quali pretendiamo confinarlo e vive nella vita delle persone in carne ed ossa. Quel porto di mare che era l’intelligenza viva e inquieta di Pier Paolo Pasolini si lasciò sedurre dal racconto dei vangeli, dalla figura di Gesù Cristo, dall’avventura storica e attualizzante del messaggio che se ne poteva distillare e lo espresse in una vera e propria opera d’arte che solo di recente l’Osservatore Romano ha definito come “il miglior film su Gesù di tutta la storia del cinema”. Ma non è soltanto una prova d’artista. Pasolini così descrive la sua reazione alla lettura del Vangelo in quella stanza della Cittadella di Assisi: “Una furiosa ondata, un trauma, un impulso che in quel momento lì era assolutamente oscuro, una forma di esaltazione, era quella che Bernard Berenson chiama ‘l’aumento di vitalità’ che dà la lettura di un grande testo, la visione di un grande quadro”. Insomma in quel Vangelo proiettato sullo schermo cinematografico non c’è solo la storia di Gesù, ma anche l’anima di Pasolini.