Ascoltare
Ascolto è la parola chiave. Disattenti e distratti, non sempre ce ne rendiamo conto. Anche in questi giorni. Dal Sinodo sulla famiglia all’acqua che rompe gli argini a Genova, dalle avanzate tragiche del Califfato farneticante alla fame di lavoro dei giovani o all’acre odore di morte che si diffonde nelle terre prese nella morsa di Ebola. Sono tutte situazioni che vanno ascoltate. In presa diretta. Dalle parole dei protagonisti prima che dalle opinioni degli esperti. Si tratta di ascoltare i battiti del mondo. La vita stessa. Perché le radici di quelle parole pescano nella falda delle sofferenze e del disagio. Perché troppo spesso siamo portati a scambiare l’espressione del problema con la ragione del problema stesso e non ci si rende conto che questo è il servizio peggiore che si possa rendere alla comprensione e, quindi, alla soluzione dei problemi stessi. Ascoltare. Ascoltare le vittime innanzitutto. Ma anche la terra, la storia, la vita e la morte. Sono urla di dolore ma talvolta sono parole sussurrate con discrezione. Altre volte sono silenzi. Anche i silenzi vanno ascoltati.