Cosa è la Marcia della Pace Perugia-Assisi?
Riconoscendomi totalmente nelle riflessioni di Peppe Sini, le condivido con tutti.
Domenica 19 ottobre si svolgerà una volta ancora la marcia della pace da Perugia ad Assisi.
Se non vado errato, da quando raggiunsi l'età della ragione - ed ora sono un vecchio dalla lunga barba bianca - ho partecipato quasi sempre alla marcia. Raramente ho condiviso del tutto le parole degli appelli di convocazione (e non di rado mi hanno amareggiato e indignato le flagranti omissioni), ma la marcia non e' ne' la macchina burocratica che la convoca e organizza, ne' l'etichetta che di volta in volta si pretende appiccicargli sopra. La marcia Perugia-Assisi è un'altra cosa.
Non è neppure la scampagnata per famiglie, la sagra paesana, la festa patronale o il ginnico esercizio cui pretendono ridurla i narcotici mass-media della società dello spettacolo. La marcia Perugia-Assisi è un'altra cosa.
La marcia Perugia-Assisi è la nonviolenza in cammino.
Essa smaschera e denuncia ogni complicità con le guerre, con le uccisioni, con la violenza che opprime e denega l'umanità.
Essa convoca al rigore morale e intellettuale, e alla lotta concreta contro le guerre, gli eserciti, le armi, le menzogne e le ingiustizie, le oppressioni e le viltà.
È la Resistenza antifascista che continua nella forma adeguata e necessaria: la nonviolenza.
La marcia non finisce alla Rocca di Assisi: comincia da lì.
La marcia della pace è Aldo Capitini vivente.
La marcia della pace è Primo Levi vivente.
La marcia della pace è Nelson Mandela vivente.
È Eleonora Fonseca Pimentel dinanzi al suo carnefice.
È Rosa Luxemburg ripescata dal canale.
È Etty Hillesum cuore della baracca.
È Marianella Garcia ormai cadavere tra i cadaveri eppure ancora e per sempre viva.
È Miriam Makeba che dice le ultime parole a Castel Volturno.
È Dietrich Bonhoeffer tratto al patibolo.
È Mohandas Gandhi dinanzi alla pallottola che lo uccide.
È Martin Luther King dinanzi alla pallottola che lo uccide.
È Oscar Romero dinanzi alla pallottola che lo uccide.
È Chico Mendes dinanzi alla pallottola che lo uccide.
La marcia della pace è Virginia Woolf vivente.
La marcia della pace è Simone Weil vivente.
La marcia della pace è Hannah Arendt vivente.
È il volto e la voce di tutte e tutti i desaparecidos, i torturati e gli assassinati della storia.
È la voce e il volto di tutte e tutti i resistenti della storia.
È la civiltà e la dignità umana che riemerge dal dolore in cui gli scellerati poteri dominanti pretendevano annegarla, annichilirla.
I ventiquattro chilometri da Perugia ad Assisi sono solo lo slancio, la rincorsa, per il salto e il cammino vero e urgente che è da fare: il cammino dell'abolizione della guerra e di tutte le uccisioni, il cammino dell'abolizione del razzismo e di tutte le persecuzioni, il cammino dell'abolizione del maschilismo e di tutte le oppressioni (e di tutte le violenze e le oppressioni il maschilismo è la prima radice); è il cammino del disarmo, il cammino della solidarietà, il cammino della liberazione dell'unica umanità cui tutte e tutti - popoli e persone passate, presenti e venture - ugualmente apparteniamo.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità , alla solidarietà.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.
Cosa è la marcia della pace? La marcia della pace è l'umanità come dovrebbe essere.
(Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo")