Caso Cucchi un monito per la democrazia
Ogni italiano ormai conosce il "caso Cucchi". Ogni italiano si è fatto una sua opinione di quanto è successo in quella settimana in cui lo Stato ha preso "in custodia" un suo cittadino e lo ha restituito senza vita alla propria famiglia. La stessa sentenza di assoluzione non nega che siano state compiute violenze sul giovane. Semplicemente riconosce di non essere riuscita a individuare con certezza i colpevoli del pestaggio. Personalmente mi sono persuaso che chi ha ridotto in quello stato pietoso Stefano Cucchi ha agito nella certezza di farla franca. Ovvero ha pensato che nessuno si sarebbe occupato della storia di "un balordo" e ne avrebbe reclamato giustizia e verità. E allora bisogna innanzitutto riconoscere l'ostinazione dolente di una famiglia che ha fatto emergere dal margine cui era destinata una vicenda che oggi diventa un monito per la democrazia del nostro Paese. Dovremmo tutti stringere in un abbraccio Ilaria che non si è mai data per vinta, che non si è lasciata sopraffare dalla sensazione di sentirsi troppo piccola davanti a un sistema che può contare su appoggi, silenzi, complicità... Ma dall'altra parte dovremmo altrettanto riconoscere che queste situazioni rivelano il ruolo centrale e fondamentale dell'informazione. Perché sono convinto che un giorno si conoscerà la verità sui responsabili di quello sfregio profondo all'umanità e al diritto. E questo avverrà perché una buona parte dell'informazione ha deciso di non derubricare al rango di storia minore la vicenda di Stefano e della sua famiglia perché non è solo sua e della sua famiglia.