Davanti all'ambasciata
Come rintocchi di campana sono risuonati i nomi dei 43 studenti messicani desaparecidos il 26 settembre a Iguala nello Stato di Guerrero. Ieri pomeriggio alle 16 davanti all’ambasciata messicana a Roma e al consolato di Milano, e davanti alle prefetture di Perugia, Pisa, Firenze, Bari, Torino, Palermo, Bologna, Napoli e Padova c’erano 43 lumini accessi e studenti delle scuole italiane a ripetere “Vivos los llevaron, vivos los quieremos”, Vivi li hanno presi e vivi li vogliamo, come grida il dolore dei familiari degli studenti messicani. Le testimonianze che abbiamo ascoltato dalla viva voce degli studenti della stessa scuola di Ayotzinapa e dei loro genitori ci hanno confermato nella certezza che il cammino per la verità e per la giustizia deve essere vissuto con una solidarietà che non conosce confini. Quegli studenti sono nostri figli, fratelli, amici. E con loro anche gli altri 27.000 desaparecidos che si contano solo in Messico dal 2006 ad oggi. Per tentare di rimarginare questa piaga il governo messicano deve accettare l’aiuto della comunità internazionale e accogliere la richiesta di una commissione internazionale indipendente che, adottando standard e strategie approvate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, indaghi sulla sparizione dei 43 e di tutti gli altri. I cartelli messicani hanno fatto tanti soldi con il traffico di droga e possono permettersi di comprare tutto (tutti), annettersi pezzi dello Stato con i soldi o con la minaccia. Per queste ragioni oggi c’è bisogno di un supporto esterno. Per questa ragione ieri abbiamo manifestato in dieci città italiane come nei giorni scorsi avevano già protestato in altre città europee.