Coerenza
Quanto è essenziale ancora di più oggi che le parole abbraccino l'esistenza! Che non vi sia il fossato dell'ipocrisia a rendere polvere anche le dichiarazioni più solenni. Nella natura stessa della parola vi è il suo essere creativa, ma abbiamo parole che hanno un terribile potere di distruzione. Molto più che pietre. Per questo abbiamo bisogno di restituire alle parole la loro vocazione primigenia. La parola in fondo è un ponte tra noi e gli altri, tra gli altri e noi. Ma il primo atto distruttivo della parola non è tanto nell'offesa, ovvero nella parola adoperata a clava, ma nella mancanza di armonia tra parola e vita. Eppure pare che molta parte delle parole, che oggi sembrano contare, come quella della politica, si nutrano esattamente del contrario. Si fa a gara a ostentare valori che chi li pronuncia non riesce a toccare nemmeno con un dito. Eppure non si chiede di essere eroi, ma umili. Avere consapevolezza che troppo spesso le parole che pronunciamo non ci rappresentano. Sono semmai aspirazione, desiderio, sogno... e, umilmente, dovremmo ammettere che siamo distanti da quella meta. Ne avrebbe vantaggio grande la relazione educativa quanto quella sociale. Ma nello stesso tempo troviamo energia e coraggio per cercare di colmare quel fossato e che la vita di ciascuno almeno somigli alle parole che pronunciamo, ai proclami, ai discorsi. E poi ci sono i giudizi che vomitiamo sugli altri. Non ricordo chi diceva che, ogni volta che puntiamo un dito contro qualcuno, ce ne sono almeno altri tre rivolti contro noi stessi.