Il ruolo dell’Arabia Saudita
Sin dai tempi dell’11 settembre è apparso molto evidente agli occhi degli osservatori non superficiali il ruolo chiave dell’Arabia Saudita nel terrorismo jihadista. I partecipanti al tragico attacco alle torri gemelle e agli altri siti USA provenivano dall'Arabia Saudita (15), dagli Emirati Arabi Uniti (2), dall'Egitto (1) e dal Libano (1). Eppure, neppure un mese dopo (8 ottobre) si cominciò a bombardare l’Afghanistan che, come ci è stato raccontato, aveva offerto supporto logistico a Bin Laden e ai suoi seguaci. Tutte le indagini conducono al risultato per cui i principi wahabiti del regno saudita hanno sostenuto economicamente la realizzazione di quel tragico attentato. Per quanto se ne può conoscere, ancora oggi la parte più consistente del denaro che sostiene il terrorismo di matrice islamica proviene dall’Arabia Saudita. E adesso sfido chiunque a cercare una decisione internazionale ai danni di quella nazione, fosse anche una condanna del Consiglio di sicurezza dell’ONU o dell’amministrazione USA, una dichiarazione, un giudizio deplorevole. La ragione è semplice e ha un nome: petrolio. Espressione di un’ipocrisia internazionale per la quale la vita delle persone viene dopo gli interessi economici. Tradurre in azione politica internazionale il momento emotivo della tragedia francese, nigeriana, pakistana… significa, oggi, vincere soprattutto la politica dello “struzzo per convenienza” dei Paesi occidentali.