La violenza irrazionale

2 febbraio 2015 - Tonio Dell'Olio

L'efferata violenza quotidiana che gli uomini dell'Is ci rovesciano addosso attraverso i video delle decapitazioni non deve avere il potere di trasformarci. Il rischio è che, alla fine, quelle esecuzioni non facciano più notizia e che noi ci rassegniamo o ci abituiamo, oppure le contempliamo nell'orizzonte degli incidenti possibili in una certa parte del mondo. Forse, ancora peggio, può avvenire che proprio quello scempio di vita ci cambi, fino a farci montare la rabbia che chiede di rispondere con altrettanta ferocia. E invece oggi più che mai è necessario non perdere la capacità di indignarci, di partecipare del dolore delle vittime e delle persone loro più care, per provare tutto il disgusto possibile verso la violenza. Tutta la violenza. Ogni violenza. Perché la spettacolarizzazione della barbarie e dell'orrore è parte integrante del piano di azione di quegli assassini e non dobbiamo dare loro il potere di costringerci nella loro stessa ragnatela. Perché in realtà loro vogliono decapitare anche noi, ovvero fare in modo che non abbiamo più la testa sul collo, che perdiamo la testa. Noi, convinti che proprio la capacità di ragionare, di discernere il male dal bene, di amare, ci distingue dalle belve feroci, sappiamo bene chi ha la testa e chi no. Per questo crediamo che quella violenza è cieca e che, anche alla luce della sola ragione, non meriti l'occhio per occhio.  

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