Mattarella e la lezione dell’ascolto

13 febbraio 2015 - Tonio Dell'Olio

A 35 anni dall'assassinio di Vittorio Bachelet, professore, giurista e presidente dell’Azione Cattolica, ieri si è svolta una commemorazione nella stessa facoltà di Scienze Politiche in cui Bachelet insegnava e in cui viene ucciso. A leggere la cronaca dell’evento resto colpito soprattutto dalla partecipazione commossa ma silenziosa del capo dello Stato. Per Mattarella, Bachelet è stato un punto di riferimento importante. Molto più di un uomo con cui insieme a suo fratello Piersanti - ucciso solo un mese prima - hanno condiviso ideali, passioni e scelte di vita. Su Vittorio Bachelet, Mattarella di cose da dire ne avrebbe tante. E neppure scontate. Eppure ha scelto di essere lì solo per ascoltare. Quasi a indicare uno stile, una necessità, un titolo in ribasso nella borsa valori della politica chiassosa e parolaia. Perché quello dell’ascolto è esercizio di una virtù indispensabile a chi vuole comprendere in profondità i problemi, le storie, la qualità della trama della vita. Mattarella ha ascoltato anche quando Stefano Ceccanti ha concluso la commemorazione facendo sue le parole di Nilde Jotti: “Uccidono sempre gli stessi, coloro che avevano dimostrato la capacità di tenere insieme le proprie scelte personali con la comprensione per quelle degli altri costruendo un cammino comune”.

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