Il Castello di Miasino
"Castello di Miasino: chiude non per nostro volere ma perché è sopraggiunta una volontà più forte della nostra voglia di lavorare e di dare felicità e serenità in quello che dovrebbe essere il giorno più bello della vita. Vi abbiamo serviti, accuditi e coccolati con amore e professionalità. Ogni cliente è stato un amico e il ricordo di ognuno di voi è indelebile. La nostra dignità nessuno ce la potrà mai togliere. Terremo fede ai nostri impegni aiutando e sostenendo moralmente nella ricerca di una nuova location, le coppie che dovevano festeggiare nei prossimi mesi il loro matrimonio nella struttura. Il nostro ringraziamento va a tutti quelli che durante questi anni ci hanno aiutato a ricostruire la favola del matrimonio: i catering, i musicisti, i fotografi, i fioristi e tutti gli addetti del settore con la promessa e la consapevolezza che riapriremo e speriamo il prima possibile per continuare il nostro bellissimo lavoro. Grazie a tutti. Castello di Miasino". Questo si legge stamattina sulla homepage castellodimiasino.it. Si tratta dell'imponente maniero che si affaccia sul Lago d'Orta in provincia di Novara la cui proprietà è riconducibile al clan Galasso e che per questo fu confiscato nell'ormai lontano 2009. Fino a due giorni fa continuava ad essere gestito per feste nuziali, meeting e sfilate di moda dai vecchi "proprietari". Adesso finalmente sono stati apposti i sigilli della giustizia. Ma sarà l'ennesima sconfitta per lo Stato se non si riuscirà a gestirlo nella legalità. La Regione Piemonte è chiamata ad accogliere la sfida come una priorità per fare in modo che addetti, impiegati, fornitori... non rimpiangano la mafia che dà da mangiare. È necessario dimostrare di poter vincere su una mafia sempre più forte grazie al potere dei soldi. È necessario dimostrare - afferma Libera in un comunicato - "di saper trasformare presidi di malaffare e violenza in occasioni di riscatto civile, sociale e di sviluppo economico".