Comunità autofinanziate, è cooperazione sud-nord
“L’unione fa la forza e la fiducia è sempre il nostro punto di partenza” dice Alexis Lengani, presidente originario del Burkina Faso della Comunità Auto-Finanziata Somefi. Una realtà nata in Campania all’inizio del 2013 che, mese dopo mese, ha acquistato nuovi associati e ottimismo. “Il gruppo può aiutare i singoli membri a far fronte alle emergenze, si tratti di una lavatrice rotta, di una bolletta o di un viaggio imprevisto” spiega alla MISNA Patricia Pulido, presidente di Acaf Italia, una ONG impegnata nella creazione di comunità auto-finanziate, che permettano l’accesso al credito alle fasce più deboli della società. Oggi, Somefi è composta da una sessantina di membri, migranti originari del Burkina Faso, impiegati nel commercio ma, più spesso, braccianti che lavorano a giornata. Chiamano il loro fondo comune, formato a partire dalle contribuzioni individuali, “casse villageoise”, la cassa del villaggio. Il sistema è semplice. Tutti possono ottenere un prestito, purché non superi di tre volte la somma sino ad allora versata. Per sbloccare i fondi servono il voto favorevole dell’assemblea e due associati disposti a far da garanti nel caso il credito non venga restituito. Quanto al tasso di interesse, è simbolico, dell’1%. Uno dei requisiti fondamentali delle comunità è che restino relativamente ristrette, composte da un massimo di 20 o 25 membri. “In caso contrario – sottolinea Patricia – diverrebbe necessario il ricorso a sistemi di delega e sarebbe a rischio la partecipazione democratica alle decisioni”. Un’eventualità non contemplata dai modelli di associazione come il “bankomunal” venezuelano o la “tontina” popolare in diversi paesi dell’Africa, riferimento costante per Acaf. “Le 18 Comunità nate in Italia – dice Patricia – si ispirano a pratiche tradizionali del Sud del mondo, riadattate al contesto europeo; è una cooperazione a testa in giù, non da nord a sud ma da sud a nord”. (Misna)