A cento anni dall’inutile strage

25 maggio 2015 - Tonio Dell'Olio

Una giornata di lutto nazionale avrebbe aiutato una presa di coscienza molto più netta e precisa sul primo conflitto mondiale. L’enfasi strisciante che ha accompagnato il primo centenario con scritti, riflessioni, programmazione televisiva apposita e mobilitazione eccezionale dei cerimoniali, non rendono ragione della sofferenza inflitta alla nazione e a quella buona fetta dell’umanità. Perché, anche cento anni dopo, il giudizio sinteticamente più centrato resta quello di Benedetto XV: “Inutile strage”. Che significa “carneficina orrenda”, “suicidio dell’Europa civile”. Peccato. Un’occasione persa. Infatti avrebbe potuto essere occasione propizia per riflettere sulla tragica stupidità della guerra e su un’intera generazione che nemmeno capiva perché veniva mandata a morire. Invece in alcuni casi ci è toccato riascoltare la fanfara della retorica della guerra. A quel punto forse sarebbe stato più dignitoso il silenzio. Nel rispetto dei morti. Altro che grande guerra! Di grande qui c’è solo la tragedia. Immane.

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