La ruspa contro le caserme
Siamo garantisti. La persona arrestata ieri con l'accusa di aver violentato una ragazza di sedici anni, non è ancora stata condannata. È indiziata. Ritenuta colpevole e, per questo, in stato di arresto. Ora bisogna attendere che le prove raccolte vengano valutate, che si apra un processo e che si arrivi ad un giudizio. Non sarebbe peraltro la prima volta che dopo aver sbattuto il mostro in prima pagina, si scopra che "non è lui". Resta piuttosto la gravità del fatto e la ferita inflitta nella vita di una ragazza. Resta l'amarezza che ci ferisce come una sconfitta, di sapere che rispetto ad affettività e sessualità non riusciamo a essere efficaci al punto da prevenire questo genere di fatti. Forse dovremmo porci di più il problema di come educare. Educare per prevenire. Bisogna ammettere che finora non lo abbiamo fatto molto. Anzi forse non ci siamo posti nemmeno il problema. E forse sarebbe necessario scendere in piazza per chiedere una "buona scuola" che aiuti anche in questo. Come può essere scambiata la sessualità che è tenerezza, linguaggio dell'amore, relazione la più intima, con la violenza, con la sopraffazione e l'umiliazione dell'altra? E intanto lasciatemi fare un'ultima considerazione. Si fosse trattato di un rom, Salvini avrebbe messo in moto le ruspe per chiedere di radere al suolo tutti i campi nomadi. Oggi, coerentemente, trattandosi di un militare, chiederebbe di radere al suolo tutte le caserme? Qualcuno mi suggerisce di non perdere tempo a rispondere a Salvini che parla alla pancia degli italiani. Ma io voglio scommettere che gli stessi italiani oltre alla pancia abbiano anche una testa. Fermiamoci un attimo e ragioniamo. Possibilmente, riflettiamo.