La pace nelle strade di Teheran
La pace ha spesso bisogno di tempi lunghi e di molta pazienza. Una pazienza rivoluzionaria. I risultati che l’umanità vorrebbe vedere in tempi rapidi perché ne va della propria sopravvivenza, per i potenti sono oggetto di mediazione diplomatica, di negoziazione tattica, a volte anche di compromesso. Per tutta la partita del nucleare in Iran è avvenuto così. A soffrirne, come sempre, sono i popoli. E quello iraniano nella media è un popolo colto, attento, maturo. Per queste ragioni non si può che salutare positivamente il risultato raggiunto ieri con la firma dell’accordo che riporta gli iraniani a pieno titolo nel consesso mondiale. Non sappiamo se è un buon accordo o il miglior accordo possibile ma intanto è un accordo. Perché anche i piccoli passi contano quando ci si deve muovere verso la giusta direzione. Per questo esultiamo anche noi con i giovani nelle strade di Teheran per la fine di un black out durato trent’anni tra “stati-canaglia” e “stati-satana”. Oggi si festeggia il germoglio di una pace stipulata tra governi ma che deve fiorire tra i popoli.