Menti congelate
Ci sono questioni per le quali sembra che il tempo si sia congelato. Cambia tutto il mondo ma i luoghi comuni e certa mentalità resistono, sempre uguali a se stessi. Il 21 agosto scorso una quindicenne della provincia di Padova denuncia alla polizia di essere stata violentata in una discoteca da un ventenne conosciuto poco prima. Il magistrato, dopo le opportune indagini, impone al giovane gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico a scopo preventivo. Il giovane, a quanto dicono rampollo di una famiglia ben conosciuta nella zona, si sfoga su Facebook rivendicando la propria innocenza. Fin qui nulla di anomalo. Se non fosse che già in 1.560 persone hanno cliccato “Mi piace” sul suo post. Ma a suscitare brividi e sconcerto sono i commenti che, mutati linguaggi e circostanze, trovo simili a quelli di 50, 60, 70 anni fa. È lei che se l’è cercata, l’ha provocato, non è giusto infangare così il nome di una buona famiglia, che anche se minorenni di fatto sono consenzienti... fino ad augurare alla ragazza di subire uno stupro per davvero! Non c’è solo la conferma che i socialnetwork raccolgono la fanghiglia degli umori dell’italiano medio. Lì, in forma concentrata e deteriore, c’è la rappresentazione di una coscienza acciaccata, confusa e immatura su sesso, dignità delle donne, libertà... E se invece si chiedesse semplicemente alla magistratura di indagare serenamente e svolgere al meglio il proprio dovere?