Mafia honduregna
Che io ricordi, il sequestro di beni che è avvenuto in questi giorni in Honduras non ha precedenti in tutta l’America Latina. E non solo per la sua entità ma soprattutto perché non vengono confiscati beni a un narcotrafficante locale ma a Yanken Rosenthal un imprenditore tra i più ricchi e potenti del Paese. Rischia fino a 20 anni di carcere per riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga. L’operazione è frutto di indagini accurate, di operazioni di intelligence e di analisi finanziarie operate da agenti statunitensi. Per questo l’imprenditore, intoccabile nel suo Paese, è stato arrestato a Miami lo scorso 6 ottobre. Per farci un’idea di chi stiamo parlando, ricordiamo che Rosenthal è proprietario della Marathon, la squadra di calcio più forte dell’Honduras, del Diario Tiempo, il quotidiano più diffuso e della televisione Canal 11, ma soprattutto è proprietario del Banco Continental, 220.000 clienti, tutti beni ora sottoposti a sequestro. E’ bene ricordare anche che fino al giugno scorso Yanken Rosenthal, esponente di spicco del Partito Liberale, è stato ministro degli investimenti. Accusati degli stessi reati, sono anche Jaime, suo zio (il patriarca) ex vicepresidente del governo honduregno e Yani, suo figlio e anch’egli ex ministro. Comprenderete l’effetto che ha avuto su tutto il Paese l’immagine andata in televisione del potente che compare in un tribunale di New York vestito con l’uniforme tipica dei detenuti USA con mani e piedi legati. Il cartello della droga cui la famiglia Rosenthal era legato e per i quali dal 2004, secondo l’accusa, riciclava i profitti è quello de “Los Cachiros”. La speranza è che nel Paese in cima alle classifiche mondiali per numero di omicidi, questo processo e il sequestro dei beni, segni un nuovo corso e mostri al mondo intero la differenza tra mafia e criminalità organizzata.