Scommettiamo sulla forza della pace
Sono ormai troppi anni che la comunità internazionale risponde alla guerra del terrore col terrore della guerra. Anzi si può dire che ha sempre agito così. Senza risultati. Anche le ultime avventure belliche in Iraq e Afghanistan sono lì a testimoniare il totale fallimento della tragica stupidità della guerra che, in questi anni, non solo non sono state in grado di sconfiggere il terrorismo, il fanatismo e la violenza del terrore ma ne hanno alimentato paradossalmente le ragioni. Non si spegne un fuoco versandoci sopra benzina, ma piuttosto facendolo estinguere togliendogli legna e brace. Quella delle armi e del consenso ideologico. Se in Afghanistan avessimo bombardato le popolazioni col pane invece che con le bombe di una presenza militare senza precedenti, forse avremmo conquistato intere popolazioni alle ragioni della pace. E invece oggi ci troviamo a registrare una presenza talebana ancora forte ed efficiente. Che non avvenga così anche per l'Isis che è di fatto una sparuta minoranza del grande panorama del mondo islamico. Smettiamo di vendere armi ai fiancheggiatori occulti del terrorismo mondiale, scommettiamo sulla pace. Quella della risposta nonviolenta creativa è una strada che non abbiamo mai percorso. È vero che nessuno ha ricette pronte per rispondere a minacce peraltro inedite nelle forme in cui si stanno manifestando ma, almeno partendo dal fallimento del déjà-vu, proviamo a scommettere che, affrontati su un terreno che i terroristi non conoscono, possiamo avere più chance. Insomma proviamo a far prevalere un'altra civiltà, un altro alfabeto, un'altra storia.