Quelle armi italiane verso l’Arabia Saudita
Della guerra condotta dall’Arabia Saudita in Yemen con bombardamenti indiscriminati su città e villaggi e conseguente uccisione e ferimento di civili si sa ben poco. Le poche organizzazioni umanitarie presenti nel Paese forniscono dati e notizie impressionanti ma l’informazione tace. Si parla finora di seimila morti. E come sempre c’è chi è pronto a lucrare tramite la vendita di armi, anzi di bombe. Tra questi anche l’Italia perché c’è una multinazionale che ha la sua sede a Ghedi (Brescia) e uno stabilimento a Domusnovas (Carbonia Iglesias), la RWM Rheinmetall Defence che ha intensificato la produzione proprio negli ultimi tempi essendosi assicurata commesse importanti proprio dall’Arabia Saudita. Venerdì 11 dicembre è partito dalla Sardegna l’ennesimo cargo pieno di bombe in piena violazione della 185 del 1990, la legge che regola le esportazioni di armi italiane. Ci sono varie interrogazioni che giacciono in Parlamento e alle quali il ministro Pinotti continua a non rispondere. A poco serve affermare che si tratta di un'azienda estera dal momento che è registrata in Italia avendo assorbito altre aziende italiane del settore o negare che siano costruite in Italia ma solo in transito sul nostro territorio dal momento che quella legge vieterebbe anche questa condizione. Inoltre secondo quella legge il nostro Paese non potrebbe vendere armi all’Arabia Saudita perché nazione impegnata in un conflitto non sostenuto ma condannato dalle Nazioni Unite e perché il regime saudita viola palesemente i diritti umani. Insomma cose da denuncia. Perché se parcheggi in divieto di sosta ti multano ma se vendi armi in violazione delle leggi, chiudono gli occhi. O almeno la bocca.