Ashraf Fayadh
Domani in tutto il mondo ci saranno 100 manifestazioni a favore di Ashraf Fayadh. L’iniziativa è stata lanciata dal Festival di letteratura di Berlino. Poeta, curatore e artista è stato condannato a morte il 17 novembre scorso in Arabia Saudita dopo un dibattimento in cui non gli è stato concesso nemmeno di difendersi con un avvocato. È accusato di aver promosso l’ateismo con i suoi testi inclusi nell’antologia poetica Instructions within (2008), di aver avuto relazioni illecite, di aver mancato di rispetto al profeta Maometto e di aver minacciato la moralità saudita. Il mondo italiano dell’arte aveva conosciuto Fayad alla Biennale di Venezia dove aveva curato la mostra Rhizoma. Le manifestazioni a suo favore consisteranno in letture di alcuni suoi versi. Uccidere un poeta è ferire l’anima del mondo. Non è molto diverso dalle azioni degli uomini del Califfato contro le testimonianze storiche di arte e di fede. Per questo ogni persona in ogni parte del mondo deve sentirsi coinvolto, offeso, ferito a sua volta e, per questo, unirsi al grido di dolore e di protesta. Che anche i nostri governanti, al netto dei Rolex contesi, facciano sentire la propria voce. Non si tratterebbe di ingerire negli affari interni di uno Stato, perché almeno la poesia non conosce sovranità nazionali.