ULTIMA TESSERA

Bombe italiane ai sauditi

L’Italia vende armi all’Arabia Saudita: affari di armi!
Giorgio Beretta (Analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia)

“Chiediamo al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di annunciare formalmente la sospensione da parte dell’Italia dell’invio di sistemi militari alle forze armate saudite e una chiara presa di posizione sulle violazioni dei diritti umani del governo saudita”. Così scrivevano in un comunicato congiunto, Rete Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio OPAL di Brescia alla vigilia della visita di Renzi in Arabia Saudita lo scorso 8 novembre. 

Dal Presidente del Consiglio nessuna risposta. Ma alcuni giorni dopo non sono mancate le esternazioni, anche contraddittorie, del ministro della Difesa Roberta Pinotti e del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: “È tutto regolare” – ha detto la Pinotti a margine di un convegno per poi spiegare in un’intervista (a “la Repubblica”) che “Non sono ordigni italiani” e aggiungere che “Si tratta solo di transito…” e quindi che “Non c’è stata una vendita da parte del governo italiano…” (come noto, i governi non “vendono” armi: le vendono le aziende, ma sono i governi ad autorizzare le vendite).

Ancor più gravi le affermazioni di Gentiloni in Parlamento: “L’Italia ovviamente rispetta le leggi del nostro Paese, le regole dell’Unione europea e quelle internazionali (pausa) sia per quanto riguarda gli embargo che i sistemi d’arma vietati” – ha detto il ministro durante un “Question Time” alla Camera. Dimenticando (si fa per dire) di ricordare che la legge italiana non prevede solo di rispettare “gli embarghi e le armi vietate”. Dello stesso tenore le recenti affermazioni del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova che, rispondendo a un’interrogazione parlamentare urgente ha detto che “il Governo rispetta, oltre, ovviamente, alla normativa nazionale, anche le regole dell’Unione Europea e quelle internazionali e, nello specifico, nel rilascio delle autorizzazioni, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale applica rigorosamente gli otto criteri sanciti dalla posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio europeo dell’8 dicembre 2008”. 

Di fatto la legge italiana n. 185, che dal 1990 regolamenta questa materia, non solo richiede al governo di tenere in considerazione gli embarghi dell’Onu e dell’Unione Europea, ma vieta espressamente l’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” (art. 1.c 6a) e “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione” (art.1.c 6b). E, a proposto delle forniture di bombe e sistemi militari all’Arabia Saudita, nessuna deliberazione è stata assunta in questi mesi dal Consiglio dei Ministri dopo aver consultato le Camere, mentre è invece accertato che la coalizione guidata dall’Arabia Saudita è intervenuta militarmente nel conflitto in Yemen senza alcuna legittimazione internazionale. 

In Yemen

Da anni in Yemen si sta consumando un atroce conflitto ignorato da gran parte dei maggiori media italiani. Conflitto che ha radici lontane, ma che si è ulteriormente acuito a partire dal 26 marzo scorso con l’intervento militare della coalizione a guida saudita (di cui fanno parte anche Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Qatar e Egitto con il supporto militare e di intelligence degli Stati Uniti) per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaidista Houthi che lo scorso gennaio con un colpo di Stato ha deposto il presidente Rabbo Hadi. Così a marzo l’Arabia Saudita ha annunciato alle Nazioni Unite di aver iniziato le operazioni militari e bombardamenti aerei ma non ha mai richiesto alcuna autorizzazione. 

Dopo dieci mesi di ostilità la situazione in Yemen è tragica: le agenzie dell’Onu riportano più di 5.880 morti di cui più di 2.700 tra la popolazione civile (di cui 600 bambini), oltre 20mila feriti, milioni di sfollati, più metà della popolazione ridotta alla fame e definiscono la situazione come una “catastrofe umanitaria” senza precedenti. Non solo. Le agenzie dell’Onu hanno ripetutamente stigmatizzato gli “attacchi sproporzionati di zone densamente popolate” da parte delle forze aeree della coalizione saudita: lo stesso Segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon, ha esplicitamente condannato i bombardamenti aerei sauditi su diversi ospedali e strutture sanitarie mentre l’Alto rappresentante per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha inviato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu un rapporto che documenta “fondate accuse di violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani” di tutte le parti attive nel conflitto.

A fronte di tutto questo, Amnesty International e Human Rights Watch insieme ad altre ventidue organizzazioni non governative hanno chiesto al Consiglio per i diritti umani dell’Onu di istituire una commissione d’inchiesta al fine di indagare, in modo indipendente e imparziale, sui “crimini di guerra” commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Una richiesta accolta dall’Olanda che però si è vista costretta a ritirare la proposta “per mancanza di consenso”. 

È in questo scenario che sono continuate le spedizioni dall’Italia di bombe aeree prodotte in Sardegna dalla RWM Italia, azienda con sede amministrativa a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domunovas (Carbonia-Igliesia). Migliaia di bombe aeree MK82, MK83, MK84 a caduta libera, ma anche centinaia di bombe a guida laser come le Paveway IV imbarcate, dapprima in pieno giorno e poi di notte, all’aeroporto di Cagliari su aerei cargo della compagnia azera Silk Way destinate alla base militare della Royal Saudi Air Force di Taif. Negli anni scorsi, cioè prima dell’intervento militare saudita in Yemen, erano state autorizzate esportazioni dall’Italia per oltre 100 milioni di euro. Ma le consegne erano state irrisorie. Ordigni inesplosi di fabbricazione italiana sganciati dai bombardieri sauditi sono stati ritrovati in Yemen.

Le recenti ingenti spedizioni di bombe ai sauditi, fanno presagire nuove autorizzazioni rilasciate dal governo Renzi. Rete Disarmo ha perciò sollecitato specifiche interrogazioni parlamentari. E ha in programma di presentare in diverse città italiane un esposto per chiedere agli organi competenti di indagare su possibili violazioni della legge 185/1990. 

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