Corridoi “umani”

4 febbraio 2016 - Tonio Dell'Olio

Al Terminal 3 di Fiumicino questa mattina alle 12 si celebra la normalità. Con un volo dal Libano arriva una giovane famiglia siriana, quattro in tutto. Profughi che scappano dalla guerra. È la prima famiglia che può usufruire dei corridoi umanitari riconosciuti grazie ad un accordo firmato il 15 dicembre scorso da Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Comunità di Sant’Egidio e Tavola Valdese con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno. Lo stesso accordo prevede l’arrivo in Italia di un migliaio di profughi siriani che risiedono nei campi profughi di Libano, Marocco e Etiopia e che ottengono un visto umanitario che riconosce il loro stato di speciale vulnerabilità. Una cosa normale perché in ottemperanza con il diritto internazionale e con il buon senso. Il progetto è a costo zero per il nostro governo perché il peso economico dell’operazione viene sostenuto dall’8 per mille che i contribuenti hanno destinato alla Tavola Valdese. Se anche in altri paesi dell’area Shengen si adottasse il medesimo protocollo, si salverebbero migliaia di vite umane di persone che sono costrette ai viaggi della disperazione. La lista di coloro che usufruiranno dei corridoi è stata stilata dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII che da tempo garantiscono la propria presenza in quei campi e che hanno dato la precedenza alle famiglie con bambini che hanno bisogno di cure urgenti o che risiedono nei campi profughi già da tre o quattro anni. Insomma, l’aereo che atterra questa mattina ricorda semplicemente a tutti il coraggio di essere umani. 

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