Il calcio che ci piace
Non solo frasi e manifestazioni omofobiche o razziste, diti medi e soprattutto scandali-scommesse e diritti televisivi. Ogni tanto quando il calcio fa parlare di sé fuori dal gesto atletico e dall’agonismo, ci racconta di una sensibilità e di testimonianze che assumono eco e significato proprio perché provengono da ambienti che non ti aspetteresti. Mi riferisco ai calciatori greci del Ael Larissa e dell’Acharnaikos che si sono seduti per terra in campo per attirare l’attenzione sulle condizioni di rifugiati e migranti che giungono in quel paese e che non ricevono accoglienza umana.b"L'amministrazione dell'Ael, gli allenatori e giocatori osserveranno due minuti di silenzio – ha detto l’altoparlante del campo - per ricordare le centinaia di bambini che continuano a perdere la vita nell'Egeo a causa della brutale indifferenza di Ue e Turchia. I giocatori si siederanno a terra per spingere le autorità a far pressione su tutti coloro che sembrano aver perso la sensibilità verso i terribili crimini perpetrati nell'Egeo". Ma ancora di più va sottolineata la scelta di Deniz Naki, giocatore della B turca che intervistato dopo la partita di campionato, riferendosi alla tragica repressione cui è sottoposta la minoranza curda in Turchia ha dichiarato: “Tutto quello che succede deve spingere la gente a chiedere la pace. Ho parlato con una madre che ha tenuto suo figlio morto in frigo durante il coprifuoco, questa donna con il dolore ancora vivo è riuscita a parlarmi di pace e a regalarmi speranza”. Questo calciatore meriterebbe una medaglia. La federazione turca lo ha sospeso dal campionato per 12 giornate e gli ha comminato una multa pari a 6mila euro.