Workers buyout
L’ennesima definizione inglese per un fenomeno che anche in Italia si è affermato in questi anni della crisi. Indica la realtà dei lavoratori che a fronte della chiusura o del fallimento dell’azienda di cui sono dipendenti, utilizzando il Tfr, i risparmi e la liquidità di mobilitazione, hanno rilevato in tutto o in parte l’impresa diventandone collettivamente proprietari. È un fenomeno tutt’altro che trascurabile. Dal 2007 al 2014 si è passati da 81 a 122 casi. Situazione così rilevante che anche il New York Times se ne è occupato parlando della copisteria Zanardi di Padova. Sicuramente il caso più rappresentativo soprattutto se si ricorda che Giorgio Zanardi, sopraffatto dai debiti, si era tolto la vita impiccandosi nel suo stesso ufficio. Ma potremmo elencarne molte altre risorte anche recentemente dal sud al nord dell’Italia: Ora Acciaio (Pomezia), Italcables (Caivano), Ideal Standard convertitasi in Ceramiche Ideal Scala (Orcenico, PN). Solidarietà e sfida che si aggiunge ad altra solidarietà significa che tutto questo è stato possibile anche grazie agli aiuti dello Stato (Legge Marcora) e soprattutto dei fondi di solidarietà di Legacoop e Confcooperative. Storie che meritano d’essere raccontate e proposte come modello di impresa, di scommessa vincente, di chi non si rassegna.
(fonte: Stefano De Agostini, Il fatto quotidiano, 9 febbraio 2016)