Non è l’Islam il nemico da battere ma l’ingiustizia
Trovo particolarmente lucida l’analisi che Franco Cardini ha presentato ieri (2 marzo 2016) sulle pagine di Avvenire col titolo “Non è l’Islam il nemico da battere ma l’ingiustizia” circa la lotta al terrorismo dell’IS/Daesh. Ne ripropongo alcuni brani.
Il Daesh vuole tenerci in scacco con la paura, spingerci a una guerra dove tra vittime civili e "martiri della fede" a guadagnarci sarà solo il califfato. Ma non è vero che il mondo musulmano sia in sé una minaccia: il terrore nasce dalla grande disuguaglianza diffusa. Siamo in guerra, si stanno ripetendo in molti: e quindi, à la guerre comme à la guerre.
Ma attenti perché, tanto per continuar con le espressioni francesi, quella contro l'islamismo - che non è la fede islamica, bensì la sua tragica caricatura in termini ideologici, un "ismo" (al pari del fascismo o del comunismo) che tratta Dio e la religione come pretesti per una politica di potenza - è sul serio una drôle de guerre, che qui in Europa va combattuta con gli strumenti e le risorse dell'antiterrorismo, l'intelligence anzitutto. (…) È il mondo delle oscene, insopportabili disuguaglianze lucidamente denunziate nell'enciclica Laudato sì di papa Francesco, la Mater terribilis, ancora e sempre mostruosamente feconda, dei mostri che stiamo affrontando e che dovremo nell'immediato futuro affrontare. Non è l'islam che ci minaccia, nonostante l'indubbia componente guerriera e perfino violenta della sua cultura che è però, appunto, una componente. E nemmeno il suo perfido e ridicolo succedaneo ch'è l'islamismo. È contro l'ingiusto assetto del mondo, contro l'assurdo squilibrio di un'umanità divisa fra pochissimi troppo ricchi e una sterminata moltitudine di troppo poveri, che è necessario volgerci. Quello è il nemico da battere. Il terrorismo si vince con l'intelligence in Europa e sul campo nel vicino Oriente. Però attenti a fare il gioco di al-Baghdadi, che spera si versi sangue innocente per alimentare l'odio.