Una donna, la sua terra, il suo popolo
Berta Caceres aveva la lotta nel cuore e negli occhi. Tipico delle donne latinoamericane impegnate per la giustizia nel continente latinoamericano. Come le Madres de Plaza de Mayo, come le madri dei desaparecidos messicani, come le donne del movimento colombiano delle vittime dei crimini di Stato, come quelle del Movimiento Salvadoneno de Mujeres… L’avevo incontrata quattro anni fa in Honduras invitato proprio dal COPINH (Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras) l’organizzazione che lei aveva contribuito a fondare e di cui era leader appassionata e amata. Da lei avevo imparato che la difesa della terra, delle acque, dell’aria e dei diritti delle persone erano legate strette strette in un’unica lotta. Le avevo spiegato cos’è un sistema mafioso e ne avevamo concluso che il comportamento delle multinazionali e dei governi da quelle parti sono mafiosi. La notte scorsa Berta è stata uccisa. Due uomini sono entrati in casa mentre dormiva e le hanno sparato vigliaccamente. Negli ultimi dieci anni aveva subito minacce e intimidazioni ma non aveva mai abbandonato la sua terra e il suo popolo. Le organizzazioni internazionali e l’Organizzazione Interamericana per i Diritti Umani avevano chiesto al governo honduregno di garantirle la protezione… Lascia quattro figli e il popolo Lenca, cui apparteneva, orfani di una testimone che lo scorso anno è stata riconosciuta anche dal Goldman Environmental Prize, il Nobel per l’ambiente. Proseguire la sua stessa lotta con lei adesso diventa un comandamento. Berta Caceres vive! la lucha sigue! la sangre de nuestros mártires, riega y cultiva mas nuestras resistencias!