Il potere dei segni
Sin da quel "Buonasera" del 13 marzo 2013 non ci siamo mai stancati di ripetere che il pontificato di Francesco comunica molto di più con i gesti che con le parole. E penso che dopo la visita all'isola di Lesbo, tutto questo sia oggi molto più chiaro a tutti. Ma i gesti del Papa vengono posti perché altri possano imitarli, tradurli in vita nuova, diffonderli. Ciascuno secondo le proprie possibilità. Ciascuno secondo la propria responsabilità. D'altra parte si tratta di segni molto eloquenti. Semplici. Non hanno bisogno di un'esegesi complicata. E sbaglieremmo a immaginare che quegli stessi segni siano rivolti esclusivamente al mondo della politica e delle istituzioni, a chi continua a perseguire la politica disastrosa e inumana dei muri, a chi seguita ad aggiungere parole al vocabolario xenofobo per alimentare il carburante della paura. Giusta eco di quell'affermazione di don Tonino Bello: "Di fronte a coloro che ostentano i segni del potere, dobbiamo mostrare il potere dei segni". Oggi quei gesti sono rivolti a ciascuno di noi, alle nostre coscienze, alla nostra umanità.