La tragedia silenziosa di Mapiripán

11 maggio 2016 - Tonio Dell'Olio

Mapiripán sembra il nome di un gioco e invece è un paesino interno della Colombia nella regione di Meta. Solo 866 abitanti secondo l'ultimo censimento. Un villaggio rurale. In quell'area vivono campesinos e indigeni dediti alle coltivazioni tradizionali che garantiscono la biodiversità. Purtroppo quella zona è tra quelle che si definiscono conflittive, ovvero prese nella triplice tenaglia mortale della guerriglia, dell'esercito e dei paramilitari. Mapiripán ha già pagato costi altissimi. È proprio in quel comune che nel luglio 1997 si consumò una delle stragi più efferate che la storia recente della Colombia possa ricordare per le modalità e per il numero degli uccisi che permane ancora oggi imprecisato... Secondo le conclusioni del tribunale e della Corte Interamericana per i Diritti Umani gli autori furono i narco-paramilitari delle Autodefensas Unidas  con la complicità e il sostegno dell'esercito. Ma oggi quella comunità continua ad essere torturata dalla presenza di una multinazionale italo-spagnola, la Poligrow, che ha acquisito ettari ed ettari di terreno per piantare palma africana, quella che produce biocombustibile e il famoso olio di palma. William Aljure è tra i contadini minacciati che ha già pagato un costo altissimo con l'uccisione di buona parte della sua famiglia e la cui casa è stata incendiata. È tra i tantissimi sfollati di quell'area. In questi giorni William è ospite di Libera e ha avuto modo di incontrare anche Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato. Si tratta di un altro di quei casi in cui siamo chiamati a verificare quanto lo scambio commerciale (l’Europa ha siglato con la Colombia un Trattato di Libero Commercio) condizioni il rispetto dei diritti, quanto cioè i soldi siano più importanti della vita delle persone. Nel frattempo non posso nascondere che di fronte ai racconti dettagliati di William Aljure un po' mi sono vergognato d'essere italiano.

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