La sorte dei bambini rifugiati in Turchia

16 maggio 2016 - Tonio Dell'Olio

Nei giorni scorsi ci aveva fatto inorridire la notizia apparsa sul quotidiano turco Birgun: 30 minorenni, tra gli 8 e i 12 anni, violentati da un pedofilo nel campo profughi di Nizip, a Gaziantep. Le violenze sono state confessate da un ventinovenne addetto alle pulizie e sono proseguite per tre mesi. Bambini che, con le loro famiglie, cercavano un posto sicuro fuori dalla guerra e dalla violenza! Oggi leggo l’altra notizia: moltissimi rifugiati siriani minorenni finiscono in fabbriche turche a lavorare come schiavi. Lavorano 12 ore al giorno e guadagnano 160 dollari al mese. Considerate che dei 2,8 milioni di rifugiati in Turchia più della metà sono minorenni e diventano manodopera a buon mercato per i laboratori che producono scarpe e vestiti per grandi marche che acquistiamo noi. Peraltro ai profughi siriani in Turchia è vietato ottenere un visto di lavoro. Insomma profughi che non riescono ad emergere dalla morsa infernale della violenza. Ma anche sciacalli che lucrano sulla miseria altrui. Indignarsi e denunciare è il minimo che dovremmo fare ma l’Europa ha deciso di eleggere la Turchia al rango di cane da guardia della propria fortezza e su queste situazioni sembra preferire voltare la testa dall’altra parte. 

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