La mafia ha paura della scuola
Accanto a manifestazioni intense, ad adesioni sincere e riflessioni profonde, come di consueto oggi saremo inondati anche da tanta retorica, parole scontate e – come si dice - di circostanza. La maniera migliore per celebrare questo ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci è nella pratica quotidiana, nell’antimafia del giorno per giorno, nelle scelte personali e comunitarie che danno corpo agli ideali che furono di Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani. Come hanno fatto alcuni alunni delle scuole di Argenta e Portomaggiore (Ferrara) che qualche giorno fa, accompagnati dai loro insegnanti, si sono recati a Reggio Emilia per assistere ad un’udienza del processo Aemilia. Familiari e legali degli imputati hanno cominciato con battute pesanti al loro indirizzo e poi hanno chiesto al presidente del collegio Francesco Maria Caruso di allontanarli dall’aula in quanto minorenni. Dopo camera di consiglio e ascoltata un’insegnante, il giudice ha deciso di derogare all’articolo del codice che non consente ai minori la partecipazione alle udienze. Si tratta di un “fondamentale ausilio alla formazione dei giovani alla legalità” ha concluso Caruso. E dentro di noi abbiamo ascoltato l’eco delle parole di Nino Caponetto che diceva che la mafia ha più paura della scuola che della giustizia.