L’acqua libera sconfigge la Nestlè
Ci sono storie esemplari che vale la pena raccontare. A volte arrivano dagli Stati Uniti e questa volta dall’Oregon, da una piccola cittadina di circa mille abitanti che non a caso si chiama Cascade Blocks. Un posto incantevole circondato da ricchi corsi d’acqua e cascate. Un bel giorno nel 2007 arriva la Nestlè e propone di imbottigliare un po’ di quella ricchezza naturale. Un progetto che prevedeva l’accaparramento di circa cinquecento milioni di litri l’anno di quell’acqua e venderla in 1,6 milioni di bottigliette di plastica l’anno. Come nella migliore tradizione delle multinazionali, il progetto vantava la creazione di circa 50 posti di lavoro, la valorizzazione del territorio e tanti altri benefici. Sindaco e amministrazione dalla parte della Nestlè ma popolazione quanto meno scettica. Un gruppo di donne si organizza, sensibilizza sull’importanza dell’acqua come bene comune, sui rischi per l’ambiente. A loro si uniscono subito diversi soggetti tra i quali gli indiani delle tribù per i quali quell’acqua è sacra. Riescono a indire un referendum cittadino che il 17 maggio scorso ha visto la partecipazione del 68% degli aventi diritto e quel manipolo di cittadini consapevoli ha riportato una vittoria secca con il 69% dei votanti che hanno rifiutato “l’offerta” della Nestlè. È la prima volta che negli USA semplici cittadini riescono a evitare l’imbottigliamento dell’acqua pubblica. Insomma Davide e Golia. Una piccola storia da cui trarre insegnamento. (Fonte: www.comune-info.net)